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Napoleone e Bodoni, ovvero l’Imperatore e il Principe dei tipografi, entrambi protagonisti della  mostra che la Fondazione Cariparma e il Museo Bodoniano propongono dal 16 dicembre 2005 al 12 febbraio 2006, nella sede-museo della Fondazione di Palazzo Bossi Bocchi.

L’occasione è offerta dal secondo centenario (1805 – 2005) della visita di Napoleone a Parma.

La mostra, curata da Leonardo Farinelli, Giovanni Godi, Francesca Magri, Corrado Mingardi e Caterina Silva, più che un omaggio all’Imperatore dei Francesi lo è nei confronti di Giambattista Bodoni, saluzzese di origine, romano di formazione, chiamato a Parma nel 1768 da Ferdinando di Borbone e qui rimasto per 45 anni, sino alla morte.

Bodoni assomma in se svariate competenze e in ognuna eccelle: tipografo, disegnatore-incisore di caratteri ed editore, capace di trattare in proprio con sovrani, letterati e collezionisti bibliofili.

Per la sua grande fama, la sua morte venne segnalata alla Città dal suono della campana maggiore del Duomo, annuncio di norma riservato ai nobili.

Bodoni giunge Parma nel 1768, dopo la sua formazione romana presso la tipografia di Propaganda Fide, dove venivano stampate le edizioni poliglotte per le missioni, con il compito di istituire e dirigere la Stamperia del Governo ducale. Accanto ai materiali “di cancelleria”, alle grida, ai proclami ed agli avvisi ufficiali, i torchi ducali cominciano a produrre opere a stampa che vengono notate e presto contese dai bibliofili di mezzo modo.

Bodoni collabora con intellettuali e incisori raffinati, in una sua personale ricerca del bello assoluto.

E’ il 1771 quando inizia a creare il suo personale carattere, “Il Bodoni” appunto, che da allora contraddistinguerà le sue opere a stampa. Non tralascia comunque l’altra sua grande passione, quella per i caratteri orientali che gli consentissero di stampare in tutte le lingue del mondo. Accanto alla Stamperia, Bodoni ha una fonderia di caratteri che vengono acquistati dalle stamperie di ogni parte d’Europa.

Nel frattempo aveva ottenuto dal Duca aprire, accanto a quella ufficiale, una propria privata tipografia, da cui uscirono le monumentali edizioni, destinate ad un pubblico internazionale, dei classici latini greci e italiani che diffonderanno la sua fama in ogni paese. Arrivarono presto gli onori, come la nomina a Tipografo di Camera di Carlo III di Spagna e poi di Carlo IV. Le sue edizioni sono spesso dedicate ai papi e ai sovrani e la sua tipografia diviene meta di tutti i visitatori del Grand Tour che passano da Parma.

Con l’arrivo dei francesi nel 1796-97 e l’annessione del Ducato nel 1804 direttamente alla Francia, a Bodoni non mancarono prestigiose protezioni e commissioni da parte della nuova aristocrazia napoleonica. Furono l’occasione per intraprendere pubblicazioni di grande impegno tipografico come l’Inno a Cerere di Omero con dedica a Francesco Melzi d’Eril (1805) vicepresidente della Repubblica Italiana; Il Bardo della Selva Nera del Monti dedicato a Napoleone (1806) e, nello stesso anno, la Descrizione del Foro Bonaparte progettato da Antolini. L’Oratio Dominica dedicata al viceré Eugenio Beauharnais, presenta il Padre Nostro in 155 lingue esibendo i caratteri di ogni lingua del mondo; suo capolavoro assoluto è l’Iliade greca (1808) in tre volumi amplissimi con dedica a Napoleone, monumento tipografico inarrivabile. Per la nascita del Re di Roma, Bodoni stampò il Cimelio tipografico pittorico offerto agli Augustissimi Genitori in cui i 40 Scherzi poetici di Giovanni Gherardo de Rossi sono stampati in quaranta differenti caratteri entro uguale spazio, vero tour de force tipografico. A questi insuperati monumenti tipografici si aggiunsero le ultime fatiche, i classici francesi per l’istruzione del figlio del re di Napoli Gioacchino Murat (Fénelon nel 1812, Racine nel 1813, e La Fontaine e Boileau portati a termine dalla vedova nel 1814) e il Manuale Tipografico che è il campionario completo di tutti i suoi caratteri.

Poter contare su Bodoni era, diremmo oggi, uno status symbol. Per assicurarsi i suoi servigi, nel 1793 Carlo IV gli offre una pensione annua di seimila reali. Nel 1803 l’Anzianato di Parma gli conferisce la cittadinanza onoraria e viene coniata una medaglia in suo onore. Nel 1806 si aggiudica la medaglia d’oro del primo premio all’Esposizione di Parigi, dove aveva inviato quattordici sue edizioni. Nel 1807 viene esentato dal pagamento delle imposte come “sommo artista”. Nel 1808 riceve una pensione vitalizia da Murat e nel 1810 un’altra da Napoleone “in considerazione dei progressi che egli ha fatto fare all’arte tipografica”. Nel 1812 viene decorato con l’ordine Imperiale della Réunion.

A distanza di due secoli, Bodoni continua a restare un mito inarrivabile. Le sue edizioni sono rare e quando ne compare una sul mercato antiquario internazionale, viene contesa dai collezionisti a cifre molto alte.

Parma ne raccoglie un migliaio, alcune uniche e rarissime in seta o pergamena, nel Museo dedicato al Tipografo. Oltre alle celebri edizioni, il Museo Bodoniano custodisce 12 mila lettere ovvero quasi l’intera corrispondenza tra il Tipografo e i suoi committenti ed estimatori, migliaia di punzoni matrici oltre a molti attrezzi della sua stamperia.

Da questa immensa “miniera” escono molti dei pezzi scelti per la mostra di Palazzo Bossi Bocchi, integrati da prestiti di altri musei e istituzioni (Museo Glauco Lombardi, Galleria Nazionale, Archivio Comunale e Archivio di Stato di Parma) e di importanti collezionisti privati.

L’esposizione presenta tutte le edizioni napoleoniche realizzate dal Bodoni, ovvero tre diversi tipi di pubblicazioni: quelle dedicate a Napoleone ed alla sua famiglia da Bodoni stesso, quelle ugualmente dedicate ma da lui stampate su commissione di terzi ed infine i fogli volanti (celebrativi di vittorie, nozze e nascite) e i bandi governativi o comunali usciti dalla Tipografia Imperiale.

La preziosa produzione bodoniana viene presentata entro una ricca cornice iconografica costituita da ritratti scultorei, dipinti ed incisi raffiguranti, oltre il Tipografo e l’Imperatore, membri della famiglia Bonaparte e rappresentanti del governo francese.

ALLESTIMENTO DELLA MOSTRA

Gli esordi: Piemonte 1740 – 1757

Il periodo romano: 1758 – 1766

Parma e la Stamperia Ducale: 1768- 1790

La stamperia privata: gli anni ’90

Bodoni e il governo francese: 1796-1812

La morte: 1813

Riconoscimenti

Gli esordi: Piemonte 1740-1757

Bodoni fu tipografo nel senso più ampio del termine, perché stampatore, disegnatore, incisore e fonditore di caratteri con risultati di eccellenza formale sempre esemplari. Nato il 26 febbraio 1740 a Saluzzo (Cuneo) da famiglia di tipografi, compie nella città natale gli studi di “umanità” e nell’officina del padre, Francesco Agostino, le prime esperienze professionali, proseguendo poi a Torino la sua formazione.

Il periodo romano: 1758 – 1766

Desideroso di perfezionarsi a Roma, parte da Saluzzo il 15 febbraio 1768. A Roma è impiegato presso la Stamperia della Congregazione di Propaganda Fide, prima come compositore di opere “esotiche” quindi nel delicato compito di riordinare le serie di punzoni per caratteri orientali che Sisto V aveva fatto incidere ai rinomati Garamond e Le Bè. Questo periodo risulta decisivo per l’orientamento di Bodoni quale incisore di caratteri e per il suo interessamento agli alfabeti orientali, lingue delle quali apprende i rudimenti frequentando il Collegio della Sapienza. Lasciata Roma nel 1766 col proposito di recarsi a Londra, è invece costretto da motivi di salute a trattenersi a Saluzzo.

Parma e la Stamperia Ducale: 1768- 1790 

Nel febbraio del 1768 viene chiamato dal Duca Ferdinando di Borbone a Parma, per impiantarvi e dirigervi la governativa Stamperia Reale, di cui resterà alla direzione per il resto della vita. Bodoni cura la costruzione dei torchi e degli altri utensili: in pochi mesi la Stamperia, collocata nel Palazzo della Pilotta, così come gli alloggi privati del tipografo, è pronta per l’avvio ufficiale. Inizia subito la collaborazione con l’architetto Petitot e l’incisore Benigno Bossi per la stampa di edizioni celebrative dei fasti del Ducato quali l’Ara Amicitiae in memoria della visita dell’imperatore Giuseppe II e la Descrizione delle feste… per le nozze del Duca Ferdinando con Maria Amalia d’Austria, il più splendido libro italiano di feste adorno di 70 fra tavole fuori testo, capilettera, testate e finalini; entrambe le opere sono del 1769. Le pubblicazioni dei primi anni di attività sono realizzate utilizzando caratteri provenienti dalla Francia, ma già a partire dal 1771 Bodoni inizia il disegno e la produzione dei propri caratteri (di questo stesso anno è il primo saggio tipografico, Fregi e Majuscole incise e fuse da Giambattista Bodoni Direttore della Stamperia Reale), coadiuvato dai collaboratori, primo fra tutti il fratello Giuseppe chiamato a Parma per sovrintendere alla fonderia. Collaborazione estremamente fruttuosa è quella tra Bodoni e l’orientalista Gian Bernardo De Rossi per varie pubblicazioni poliglotte, culminate negli Epithalamia exoticis linguis reddita (1775), un grande in-folio encomiastico per le nozze del principe di Piemonte, che esibisce testi in ventisei lingue orientali; si orna di centotrentanove rami allegorici e ornamentali e costituisce uno dei suoi primi campioni di caratteri esotici. La passione per il disegno e l’incisione di caratteri orientali resterà in lui duratura fin oltre il Pater Noster (Oratio Dominica) del 1806, stampato in 155 lingue diverse. Si susseguono numerose edizioni che impongono i torchi parmensi all’attenzione dei letterati, dei bibliofili e dei viaggiatori del Grand Tour che in città fanno sosta per ammirare le pitture del Correggio e per visitare la tipografia bodoniana. Nell’occasione delle visite di sovrani, Bodoni stampa in loro onore omaggi tipografici quali l’Essai de caractère Russes del 1782 per lo zarevic Paolo, figlio della Grande Caterina, e Upomnema Parmense in adventu Gustavi III per il re di Svezia (1784). Inoltre fanno la fama di Bodoni in quei primi decenni Gli amori pastorali di Dafni e Cloe di Longo Sofista tradotti da Annibal Caro (1786), l’Aminta del Tasso (1789), diversi classici greci, l’Aristodemo (1786) e i Versi (1787) del Monti, le Poesie campestri del Pindemonte. Lo studio della forma delle lettere alfabetiche diviene oggetto esclusivo di presentazione nei “manuali”, ossia i campioni di caratteri che Bodoni andava via via allestendo e perfezionando dal 1771. Sono del 1788 il primo Manuale tipografico con cento alfabeti tondi latini, cinquanta corsivi e ventotto greci e la Serie di majuscole e carattericancellereschi, strepitosa esaltazione, al limite dell’astrazione, dei suoi alfabeti. L’impronta severa, neoclassica delle lettere, connotata dal netto contrasto tra lo spessore delle aste e la sottigliezza dei filetti e delle grazie; la nuda, epigrafica composizione dei frontespizi e delle dediche; l’arioso giusto rapporto tra testo e immagini, fra riga e riga, fra chiari e scuri fanno della pagina bodoniana un prodigio di armonia e leggibilità.

La stamperia privata: gli anni ’90 

Nel 1791 Bodoni ottiene dal Duca il permesso di aprire una privata stamperia da cui uscirono in seguito tutti i capolavori della sua produzione, restando la Tipografia Reale impegnata in stampe di minor importanza e di ordinaria necessità governativa. L’officina privata di Bodoni impiegò non più di dodici lavoranti, tra compositori e torcolieri, mentre la Stamperia Reale circa una ventina. Lo stesso anno sposa Margherita Dall’Aglio, che gli sarà amorevolmente accanto tanto nella vita privata, assistendolo negli innumerevoli problemi di salute, che sul lavoro, aiutandolo con la copiosissima corrispondenza e proseguendo l’attività della tipografia dopo la sua morte. Il 1791 è particolarmente produttivo: stampa The Castle of Otranto del Walpole, per conto del libraio londinese Edwards, le Odi del Parini e da quest’anno iniziano ad uscire dai torchi della Stamperia Bodoni le splendide edizioni patrocinate da Nicolas de Azara: i sontuosi in-folio di Orazio (Q.Horatii Flacci Opera, 1791), di Virgilio (P. Virgilii Maronis Opera, 1793) e degli elegiaci latini (Catulli, Tibulli, Propertii Opera, 1794). Il loro sodalizio era iniziato anni prima con la stampa delle Opere di Antonio Raffaello Mengs (1780), cui seguono edizioni di Anacreonte in vari formati (1784-85-91) dedicate proprio al ministro spagnolo. Le edizioni per il de Azara, così come quelle sontuosissime di Tasso (La Gerusalemme Liberata, (1794), Dante (1795), Petrarca (1797), Callimaco (1792), la Britannia di Lord Hampden (1792), il De Imitatione Christi (1793), i Poems di Gray e altre di quegli ultimi anni di Ancien Régime, raggiungono l’assoluta purezza e nudità tipografica, perseguita con l’eliminazione di ogni fregio e figura. L’eliminazione delle incisioni decorative non esclude però la presenza di illustrazioni: ne è un esempio mirabile il volume delle Pitture di Antonio Allegri… nel Monistero di San Paolo (1800), con le magnifiche tavole a sanguigna incise da Francesco Rosaspina, che fecero conoscere per la prima volta il capolavoro del Correggio rimasto nascosto fino ad allora.

Bodoni e il governo francese: 1796-1812 

Con l’arrivo dei francesi nel 1796-97 e l’annessione del ducato nel 1802 direttamente alla Francia, a Bodoni non mancarono prestigiose protezioni e commissioni da parte della nuova aristocrazia napoleonica. Furono l’occasione per intraprendere pubblicazioni di grande impegno tipografico come l’Innoa Cerere di Omero con dedica a Francesco Melzi d’Eril (1805); Il Bardo della Selva Nera del Monti dedicato a Napoleone (1806) e, nello stesso anno, la Descrizione del Foro Bonaparte progettato da Antolini e l’Oratio Dominica dedicata al viceré Eugenio Beauharnais; l’Iliade greca (1808) in tre volumi amplissimi con dedica a Napoleone, monumento tipografico inarrivabile; il Cimelio tipografico Pittorico offerto agli Augustissimi genitori del Re di Roma che riprende i 40 Scherzi poetici pittorici di Giovanni Gherardo de Rossi stampandoli in quaranta differenti caratteri entro uguale spazio, vero tour de force tipografico. A questi insuperati monumenti tipografici si aggiunsero le ultime fatiche, i classici francesi per l’istruzione del figlio del re di Napoli Gioacchino Murat (Fénelon nel 1812, Racine nel 1813, e La Fontaine e Boileau portati a termine dalla vedova nel 1814).

La morte: 1813 

La morte lo colse a Parma il 30 novembre 1813. L’annuncio della sua scomparsa fu dato alla città dal suono della maggiore campana del Duomo, i cui rintocchi funebri erano riservati a principi, alti dignitari e ai personaggi più illustri. Il corpo fu tumulato nella stessa cattedrale dopo le esequie celebrate il 2 dicembre, a cui parteciparono i capi del governo, della municipalità e di tutti i corpi scientifici e letterari. La vedova portò a termine i suoi progetti, tra i quali la stampa nel 1818 del suo definitivo Manuale tipografico, in due volumi, con la dedica alla nuova sovrana Maria Luigia. Il Manuale, frutto di oltre quarant’anni di lavoro, è composto da 265 pagine di caratteri romani, 125 di maiuscole, 181 di caratteri greci e orientali, 1036 fregi, 31 contorni a pezzi mobili e 20 pagine di segni, numeri ed esempi musicali.

Riconoscimenti

Per intercessione del de Azara Bodoni è nominato nel 1782 Tipografo di camera di Carlo III di Spagna; nel 1793 Carlo IV aggiunge al titolo una pensione annua di seimila reali. Nel 1803 l’Anzianato di Parma gli conferisce la cittadinanza onoraria e viene coniata una medaglia in suo onore. Nel 1806 si aggiudica la medaglia d’oro del primo premio all’Esposizione di Parigi, dove aveva inviato quattordici sue edizioni. Nel 1807 viene esentato dal pagamento delle imposte come “sommo artista”. Nel 1808 riceve una pensione vitalizia da Murat e nel 1810 un’altra da Napoleone “in considerazione dei progressi che egli ha fatto fare all’arte tipografica”. Nel 1812 viene decorato con l’ordine Imperiale della Réunion.

1740

26 febbraio. Giambattista Bodoni nasce da famiglia di tipografi a Saluzzo dove compie i primi studi di umanità e il suo tirocinio professionale, anche come intagliatore in legno. Prosegue l’attività tipografica a Torino sotto la guida di Francesco Antonio Maiarese

1758

15 febbraio. Parte per Roma dove sarà impiegato come torcoliere, disegnatore di lettere e fregi in legno e compositore di caratteri esotici presso la Stamperia poliglotta di Propaganda Fide. Studia lingue orientali all’Università La Sapienza. A Roma rimarrà fino al 1766.

1759

Da quest’anno, fino al 1763, è documentata la sua collaborazione ad alcune pubblicazioni: Alphabetum Tibetanum del padre Giorgi; Pontificale, Rituale e Theotokia captoarabi del vescovo Tuki. Per l’opera del Giorgi fornì anche fregi firmati con le sue iniziali; per il Pontificale e per il Rituale stampò prove di frontespizi con il suo nome.

1766

Lascia Roma col proposito di andare a Londra, ma a Saluzzo si ammala. Rimarrà in patria circa due anni sperimentando l’incisione e la fusione di caratteri.

1768

24 febbraio. Arriva a Parma per impiantarvi e dirigervi la Stamperia Ducale, chiamato dal Ministro Du Tillot su suggerimenito di padre Paciaudi che l’aveva conosciuto e apprezzato a Roma.

Ottobre. Esce quello che è considerato il suo primo libro: I Voti. Canto per La felicemente restituita salute di. . . Guglielmo Du Tillot.

In ottavo.

1769

Collabora con l’architetto Petitot e l’incisore Bossi a varie pubblicazioni occasionali, tra cui : Ara Amicitiae.

In folio. A memoria della visita dell’imperatore Giuseppe II. Le feste d’Apollo celebrate sul teatro di Corte. . .

In quarto.

Descrizione delle Feste celebrate in Parma. . . per le nozze del duca Ferdinando con l’arciduchessa d’Austria Maria Amalia. In folio, il più bel libro italiano di feste.

Inizia pure la collaborazione con l’orientalista De Rossi: In nuptiis augustorum principum. . . Poemata Poliglotta.

In quarto. Le iscrizioni esotiche sono solo in parte tipografiche.

1771

Fregi e Maiuscole incise e fuse da Giambattista Bodoni. . .

In ottavo. Il suo primo saggio tipografico con cui comincia la serie dei suoi Manuali, ossia campionari di caratteri.

1772

Discorsi accademici. . . del conte Castone Della Torre Rezzonico.

In ottavo. Libro molto grazioso con le incisioni del Bossi.

4 agosto. Con il numero di questo giorno gli viene affidata la stampa della «Gazzetta di Parma».

1773

Versi sciolsi e rimati di Dorillo Dafnio.

In ottavo. Come il precedente con le incisioni del Bossi.

1774

Pel solenne battesimo di S. A. R. Ludovico Principe Primogenito. . . Iscrizioni esotiche a caratteri novellamente incisi e fusi.

In quarto. Primo opuscolo i cui caratteri orientali sono interamente tipografici.

1775

Epithalamia exoticis linguis reddita.

In folio. Per le nozze del principe ereditario di Piemonte e Maria Cilotilde di Francia. È il suo terzo saggio tipografico con 25 caratteri orientali diversi, ricco anche di 139 incisioni del Volpato e altri: il suo primo grande capolavoro.

1779

Atti della solenne Coronazione fatta in Campidoglio della insigne poetessa. . . Corilla Olimpica.

In quarto.

Opere poetiche del Signor Abate Carlo Innocenzo Frugoni. . .

9 voll. in ottavo. Il vol. X (supplemento) è più tardo.

1780

Opere di Antonio Raffaello Mengs . . . pubblicate da D. Giuseppe Niccola D’Azara.

2 voll. in quarto. Azara, ambasciatore del Re di Spagna a Roma è suo grande ammiratore e mecenate.

1782

È nominato Tipografo di camera di Carlo III di Spagna.

Cours d’étude pour l’instruction du Prince de Parme. . . Par M. l’abbé de Condillac.

13 voll. in ottavo. Porta il falso luogo di stampa “Aux deux Ponts” e la data 1782, ma in realtà fu iniziato nel 1769 ed era già finito nel 1773.

Essai de caractères Russes gravés et fondus par Jean Baptiste Bodoni. . .

In folio. In occasione della venuta del principe Paolo di Russia e della consorte.

1783

Gestorum ab Episcopis Salutiensibus. . .

In ottavo. Per la nomina del condiscepolo Lovera a vescovo di Saluzzo, con 54 rami e le pagine contornate a pezzi mobili.

1784

Upomnema Parmense in adventu Gustavi III. . .

In folio. Stupendo omaggio al re di Svezia in visita a Parma.

Prose e versi per onorare la memoria di Livia Doria Caraffa. . .

In quarto. Con numerosissime incisioni nel testo e fuori testo.

Anacreontis Teii Odaria. . .

In ottavo. Con splendidi caratteri minuscoli greci. Dedicata al de Azara.

1785

Odi di Anacreonte.

Altra edizione, in quarto, in greco, tutta in caratteri maiuscoli.

Opuscoli di Agostino Gerli.

In folio. Con le belle figure della mongolfiera.

Il Re Ferdinando IV delle Due Sicilie e la Regina Maria Carolina gli fanno visita.

Lettre de J. B. Bodoni. . . à Monsieur le Marquis de Cubières.

In quarto.

1786

Gli amori pastorali di Dafni e di Cloe di Longo Sofista tradotti. . . dal Commendatore Annibal Caro.

In quarto. Finanziato da un gruppo di 56 bibliofili, è un capolavoro. Nelle poche copie stampate in più, è per la prima volta apposta la scritta Impresso co’ caratteri bodoniani.

Altra edizione del Longo in greco, preceduta da uno studio del Paciaudi. In quarto.

Aristodemo. Tragedia dell’Abate Vincendo Monti.

In quarto.

1787

Versi dell’Abate Vincendo Monti.

2 voll. in ottavo.

1788

Manuale tipografico.

In quarto e in ottavo. Cento caratteri latini tondi, 50 corsivi e 28 greci.

Serie di Majuscole e caratteri cancellereschi.

In folio. Splendido Manuale mai portato a compimento, ma già in parte diffuso dal 1782.

Saggio di Poesie campestri del Cavalier Pindemonte.

In ottavo.

Viaggio a Bologna, Firenze, Roma e Napoli. Ovunque è accolto dalle più alte autorità, sovrani, papa e cardinali, e dai letterati. A Roma è ospite del de Azara col quale progetta l’edizione dei classici latini, greci e italiani.

1789

In funere Caroli III Hispan. Regis. . . Oratio. . .

In folio e in quarto. Con le incisioni di Morghen e Volpato.

Aminta Favola boschereccia di Torquato Tasso.

In quarto. I versi sciolti della dedica alla marchesa Malaspina sono tra i migliori del Monti. Bellissimo libro.

In marzo è a Milano e a Pavia. Invitato ad assumere la direzione della Reale Stamperia di Milano rifiuta, come farà in seguito di fronte agli altri inviti delle autorità francesi della Lombardia.

Lo visitano le principesse di Francia zie di Luigi XVI e il conte di Provenza, futuro Luigi XVIII.

1790

In luglio è ai bagni di Lucca a curare la sciatica.

Per la stampa dei classici patrocinati dal de Azara, che avrebbe voluto il tipografo a Roma, il duca Ferdinando gli concede ufficialmente di aprire una stamperia particolare posta nei suoi appartamenti parmensi, e dalla quale uscirà la sua produzione migliore, cominciando dall’Orazio del 1791.

1791

19 marzo. Sposa Margherita Dall’Aglio, amorevole collaboratrice e continuatrice della sua opera.

  1. Horatii Fiacci Opera.

In folio. Il primo, splendido classico stampato

dai suoi torchi privati per il de Azara.

The Castle of Otranto di Horace Walpole.

In ottavo. Per conto del libraio londinese J.Edwards.

Anacreonte.

Le odi in greco e il commento latino sono in caratteri tutti minuscoli nella edizione in sedicesimo; tutti maiuscoli in quella in ottavo. Pregiatissimi volumi in piccolo formato.

Odi dell’Abate Giuseppe Parini. . .

In ottavo. Ristampate nel 1799.

1792

Callimaco.

Greco e italiano, due superbe edizioni in folio e una in quarto per le nozze di Carolina Teresa di Borbone con Massimiliano di Sassonia.

Le stanze di Messer Angelo Poliziano. . .

In quarto.

Britannia, Lathmon, Villa Bromhamensis di Robert Hampden.

In folio. Magnificamente stampato.

Gli fa visita Augusto Federico figlio di Giorgio III d’Inghilterra.

1793

Luglio. Carlo IV di Spagna gli aggiunge al titolo di Tipografo di camera una pensione annua di seimila reali.

De Imitatione Christi.

In folio. Dedicato a Don Ludovico principe ereditario di Parma.

  1. Virgilii Maronis Opera.

2 voll. in folio. È il secondo dei classici per il de Azara.

Elegia Inglese di Tommaso Gray sopra un cimitero campestre.

In quarto. Due traduzioni italiane e una latina.

Poems by Mr. Gray.

In quarto.

Longinus De Sublimitate.

In folio e in quarto. In greco e latino. Con dedica a Pio VI.

Aminta. di T. Tasso.

Splendido in folio.

1793

Gabrielis Faerni. . . fabulae centum

In quarto.

Pastor Fido di Giambatista Guarini.

In folio e in quarto.

1794

The Seasons. By James Thomson.

In folio.

La Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso. 3 voll. in folio. Dedicata a Carlo IV. Altra edizione pure splendida in 2 voll.

Teofrasto (I caratteri).

In folio e in quarto. In greco. La prefazione è di Bodoni.

Catulli, Tibulli, Propertii Opera.

In folio.

1795

La Divina Commedia di Dante Allighieri. 3 voll. in folio. Con dedica a Ludovico di Borbone. Si esaurì subito.

  1. Cornelii Tariti Opera.

3 voll. in folio. Dedicata al duca Ferdinando e tirata in soli 30 esemplari.

Schermi poetici e pittorici.

Di Giovanni Gherardo De Rossi con incisioni del Texeira Barreto o del Rosaspina. Varie tirature in ottavo e in quarto. Tra i suoi libri più fortunati.

La Religion vengée. Del cardinale di Bernis.

In folio, in quarto e in ottavo.

Colutus. Raptus Helenae.

In folio. Dai bellissimi caratteri greci.

Giugno. Subisce il furto di cento paginette di caratteri esotici approntate per il suo Manuale.

Settembre. È a Bologna ospite, festeggiato e onorato, del conte Marescalchi.

13 novembre. Inizia i rapporti con Pietro Miliani, fabbricante di carta a Fabriano.

1797

È colpito per tre mesi da podagra.

Manda caratteri in varie parti d’Italia, alla Regia Stamperia di Madrid e in altre parti d’Europa.

Lavora al Petrarca in 2 voll. in folio, al Cornelio Nepote e al Sallustio, entrambi in quarto, e alle Iscrizioni latine del Paciaudi : queste ultime usciranno nel 1798, gli altri volumi nel 1799.

1798

Compera il podere Pozzetto fuori Parma verso Reggio.

Maggio. Lo visita il de Azara sulla via di Parigi dove è nominato ambasciatore. Si ritrovano a Milano e proseguono insieme per Torino.

Soggiorno trionfale a Torino e Saluzzo.

Nel dicembre i sovrani piemontesi, costretti all’esilio dai francesi, passano per Parma e visitano Bodoni, che poco prima avevano ricevuto alla Venaria Reale.

Manda gratis a Parigi i suoi alfabeti Fenicio e Palmireno, richiestigli dalla Tipografia Nazionale.

1799

I Didot lo attaccano censurando la scorrettezza del testo delle sue edizioni, in special modo, e a torto, il Virgilio.

1800

Pitture di Antonio Allegri detto il Carreggio. . . nel Monistero di San Paolo.

In folio col testo italiano, francese e spagnolo e le magnifiche incisioni in sanguigna del Rosaspina su disegni quasi tutti del Vieira già eseguiti nel 1794.

II Mattino. . . di Giuseppe Parini.

In ottavo.

Poesie di Ippolito Pindemonte. . .

2 voll. in ottavo.

Aesopi Phrygii fabulae . . .

In folio. In greco e latino su due colonne.

1801

26 dicembre. Subisce un grave furto di preziosi, per lo più doni ricevuti dalla munificenza dei principi.

1802

Dicembre. Un incendio presto domato nella sua casa mette in pericolo la sua stamperia.

1803

Orazione funebre in morte di D. Ferdinando I. . .

In folio, in quarto e in ottavo. Col testo del Giordani recitato il 15 dicembre precedente.

17 agosto. Per aver offerto gratuitamente la stampa dell’Orazione, l’Anzianato di Parma gli conferisce la cittadinanza onoraria e fa poi coniare medaglie d’oro, d’argento e di bronzo col suo ritratto.

Prende corpo il progetto della stampa dell’Iliade greca con l’aiuto del Governo Cisalpino.

1805

Omero, Inno a Cerere.

In folio. Pubblicato come saggio di prova dell’Iliade greca. Con dedica a Francesco Melzi d’Eril.

Maggio. È ricevuto in udienza da Pio VII, di passaggio a Parma, che lo sollecita a superare la parigina Oratio Dominica del Marcel con la stampa di un’edizione più ricca di lingue e caratteri.

27 luglio. Napoleone in visita a Parma chiede di Bodoni e lo avrebbe ricevuto volentieri se il tipografo non fosse stato al letto per un attacco di podagra.

Suo tracollo fisico dopo una cura sbagliata.

1806

Gennaio. Il governo lo nomina Maire aggiunto della città di Parma.

Medaglia d’onore decretata dal Pubblico di Parma al celebre Tipografo Gio: Batista Bodoni Cittadino Parmigiano.

In folio e in quarto.

Descrizione del Foro Bonaparte.

In folio con le incisioni dai progetti dell’architetto Antolini.

Il Bardo della Selva Nera. . . Di Vincenzo Monti.

In folio, in quarto e in ottavo piccolo e grande. Con dedica a Napoleone. L’edizione in folio è uno dei suoi capolavori.

Oratio Dominica in CLV linguas versa . . .

In folio. Ricca di ben 215 caratteri diversi latini, greci ed esotici per le versioni del Pater noster. Con dedica al viceré Eugenio.

Maggio. Invia all’Esposizione di Parigi, su sollecitazione del governatore Junot, quattordici sue edizioni e si aggiudica la medaglia d’oro del primo premio.

Luglio. È a Milano per portare l’Oratio Dominica a Eugenio di Beauharnais e ne è ospite a Monza.

1807

Swiatynia Wenery w Knidos (II tempio di Cnido). In quarto. In polacco con caratteri espressamente disegnati.

È esentato dal pagamento delle imposte come “sommo Artista”.

19 dicembre. È scelto fra i dodici principali cittadini inviati a complimentare Napoleone ad Alessandria.

1808

Omero, Iliade greca.

3 voll. in folio. Con dedica a Napoleone. La sua opera più monumentale, uno dei capolavori della tipografia d’ogni tempo.

Gennaio. Riceve una gratificazione di mille luigi d’oro e una pensione annua di milleduecento lire italiane dal viceré Eugenio.

19 luglio. È collocato nella lista per la Deputazione del Corpo legislativo.

Agosto. Riceve una pensione dal re di Napoli, Gioacchino Murat.

Novembre. Per aver inviato alla Stamperia di Propaganda Fide le matrici tonde e corsive di quattro caratteri, è remunerato da Pio VII con un mosaico in pietra dura raffigurante l’Ecce Homo di Guido Reni.

1809

Le più insigni pitture Parmensi. . .

In folio e in quarto. Splendida opera che vide la luce però solo nel 1816, con dedica della vedova Bodoni alla duchessa Maria Luigia. Le incisioni del Rosaspina su disegni del Vieira, fatte nel 1795, raffigurano anche i quadri portati a Parigi dai francesi.

Novembre. Re Gioacchino Murat, nella sua breve sosta a Parma, ammette alla sua presenza il solo Bodoni, che gli fa omaggio dell’intera collezione delle sue opere.

19 novembre. Fa testamento.

1810

21 gennaio. Lamberti presenta a Napoleone l’esemplare dell’Iliade in pergamena di Baviera.

Luglio. Napoleone assegna a Bodoni una pensione vitalizia di tremila franchi «in considerazione dei progressi che egli ha fatto fare all’arte tipografica».

1811

Tra le varie onorificenze riceve l’Ordine delle Due Sicilie.

Avutane l’autorizzazione e un’anticipazione finanziaria, inizia la stampa dei Classici francesi dedicati a Murat per l’istruzione del figlio Napoleone Achille.

Cimelio tipografico-pittorico offerto agli Augustissimi genitori del Re di Roma.

In folio e in quarto. Per la nascita del figlio di Napoleone gli Scherzi poetici e pittorici del De Rossi vi sono stampati in 40 caratteri diversi entro uguale spazio.

Péricles. . . Di Charles d’Alberge.

In quarto. Magnificamente stampato.

Maximes et Réflexions… Di La Rochefoucauld.

In folio e in quarto.

Songe de Poliphile. . .

2 voll. in quarto. Con dedica alla regina di Napoli Maria Carolina Murat.

1812

Bodoni è spesso ammalato.

Descrizione, del dipinto a buon fresco. . . dal Sig. Cavaliere Andrea Appiani. . .

In folio e in quarto. Con la data 1811, ma stampato agli inizi del 1812.

Les aventures de Télémaque. . . di Fénelon.

2 voll. in folio. Il primo dei classici francesi stampati per ordine di Murat, da Bodoni considerato il suo libro più perfetto.

16 febbraio. Lo visita il conte di Saint-Vallier per significargli la stima di Napoleone, come l’imperatore gli aveva ordinato di fare.

28 marzo. È decorato con l’Ordine imperiale della Réunion e riceve il dono di diciottomila franchi.

Napoleone regala all’Imperial Biblioteca di Parigi (ora Bibliothèque Nationale) l’esemplare in pergamena dell’Iliade. Il secondo esemplare in pergamena offerto a Eugenio di Beauharnais è dal 1929 presso la Biblioteca Palatina di Parma, e ora fra le opere del Museo Bodoniano.

1813

30 novembre. Sua morte. Se ne diffonde il triste annuncio per la città col suono della maggiore campana del Duomo, il Bajon, riservata alle famiglie e ai personaggi più illustri.

2 dicembre. Sono celebrate le sue esequie, a cui partecipano i capi del governo, della municipalità e di tutti i corpi scientifici e letterari. Il suo corpo è tumulato nel cappellone nord della cattedrale, mentre il cuore e i visceri sono nella quarta cappella destra della chiesa di S. Bartolomeo in Ghiaia.

La vedova, dopo aver portato a termine le opere iniziate da Bodoni tra cui Racine (1813), La Fontaine e Boileau (1814) e il grande Manuale in due volumi (1818), prosegue in proprio l’attività tipografica.

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