Il Dovere della Festa. Effimeri barocchi farnesiani a Parma, Piacenza e Roma (1628-1750)
6 Ottobre 2018 - 16 Dicembre 2018
Concepita in occasione delle celebrazioni dei 400 anni dalla costruzione del Teatro Farnese (1618), la mostra Il Dovere della Festa. I Farnese e gli effimeri barocchi a Parma, Piacenza e Roma (1628-1750) è un itinerario tra le spettacolari architetture effimere realizzate dai Farnese dal 1618 sino all’estinzione della dinastia: opere grandiose, figlie di quell’età barocca da cui scaturisce l’odierna “civiltà dell’immagine”.
Sotto l’egida ducale, un fenomeno di teatralità diffusa, a opera delle maestranze specializzate negli allestimenti scenografici, si riscontra in maniera capillare nelle due capitali farnesiane, Parma e Piacenza, ma anche a Roma, il centro di potere al quale la dinastia tutto doveva. Quali ragioni animavano i promotori dei sontuosi (e terribilmente costosi) apparati effimeri, lieti o lugubri? L’aspirazione di apparire sul palcoscenico del mondo, il dovere ineludibile di manifestarsi, pena l’esclusione dalle dinamiche politiche e dalla percezione sociale.
L’arco cronologico della mostra, 1628-1750, parte dai festeggiamenti per l’entrata di Margherita di Toscana, giovane moglie del duca Odoardo, e termina con gli allestimenti per i funerali di Dorotea Sofia di Neoburgo, quando avviene il passaggio di testimone tra l’ultima duchessa Farnese e il nipote Filippo di Borbone-Spagna. Quasi due secoli (1545-1731) di governo ininterrotto, durante i quali ogni duca è committente di apparati effimeri per ogni occasione memorabile, lieta o funesta, legata alle vicende della dinastia.
La rassegna ne esporrà una ricca sequela, alcuni dei quali inediti o poco approfonditi dagli studi, che appaiono come vere e proprie strutture architettoniche – archi trionfali, palazzi, teatri e moli pirotecniche –, ma in realtà sono costruiti in legno, cartapesta e stucco: materiali poveri e di breve durata eppure garanti di rapida esecuzione grazie ai trucchi della scenotecnica, e spesso di facile riutilizzo.
Proprio perché ognuno di essi era innalzato per consolidare la rilevanza politica e sociale del promotore, si faceva di tutto per scongiurare il carattere effimero di tali strutture, assicurando loro una seconda e ben più lunga vita sulla carta stampata: la loro descrizione, minuziosamente stilata dai cronisti, veniva per lo più editata, spesso fornita delle incisioni degli apparati occasionali o dei lunghi cortei di cavalieri e carrozze che accompagnavano l’arrivo di sovrani e personaggi illustri, così come i libretti delle opere teatrali rappresentate in diversi teatri della città, talvolta illustrati con le tavole delle scenografie appositamente realizzate.
Tali testimonianze, cronache e incisioni permettono di rievocare in mostra questo fenomeno spettacolare grazie agli esemplari originali conservati nelle Collezioni d’Arte di Fondazione Cariparma, nelle prestigiose raccolte della Biblioteca Palatina di Parma, della Biblioteca Passerini Landi di Piacenza, negli Archivi di Stato di Parma e di Piacenza e in collezioni private. A essi si aggiungono le riproduzioni degli documenti conservati in archivi più lontani, che hanno fornito immagini ad alta qualità: la Bibliothèque Royale Albert Ier di Bruxelles, la Staatlische Graphische Sammlung di Monaco di Baviera, il Museo di Roma e la Zentralbibliotheck di Zurigo.
Il percorso espositivo si snoda attraverso le principali tipologie di tali apparati, con una scansione per lo più cronologica scandita dal susseguirsi dei duchi: da un antefatto su Ranuccio I, che volle costruire il Teatro Farnese, ai monumentali archi di trionfo eretti a Roma dai Farnese, tra il 1644 e il 1730, nella spianata del Campo Vaccino proprio davanti all’entrata degli Orti farnesiani del Palatino, dove per tradizione passavano le cavalcate per le “prese di possesso” dei nuovi papi.
Per approdare poi alle due capitali farnesiane: Parma e Piacenza, dove archi di trionfo, palazzi temporanei, sontuosi addobbi applicati sulle facciate e mirabolanti scenografie allestite dentro e fuori i teatri, caratterizzavano le vie di accesso al ducato e le strade, le chiese e i palazzi delle città, in occasione delle entrate di nuove duchesse (Margherita de’ Medici nel 1628, di Dorotea Sofia di Neoburgo nel 1690, di Enrichetta d’Este nel 1728) o di nuovi sovrani (Carlo di Borbone nel 1732), oppure delle nozze contratte da principesse di Parma con sovrani europei (come Elisabetta Farnese, che nel 1714 sposò il re di Spagna Filippo V).
Inframmezzati agli eventi lieti, anche i lutti ducali fornivano occasioni spettacolari agli architetti, che allestivano, in una gara di emulazione sia tra gli ideatori che tra i promotori, imponenti apparati e catafalchi nelle chiese principali, tanto da mutarne l’aspetto esterno e lo spazio interno.
Infine, la diffusione urbana della teatralità faceva delle piazze e degli spazi aperti suburbani i luoghi privilegiati della festa: mirabolanti strutture effimere costellate di personificazioni delle Virtù e di mostri raffiguranti i Vizi, comunicavano messaggi moraleggianti, oltre a meravigliare per dimensione e artifici pirotecnici.
Questi avvenimenti, strabilianti per gli spettatori dell’epoca, sono ricordati in mostra dai coevi volumi a stampa, quadri e incisioni, ma anche da strumenti multimediali, video e ologrammi, appositamente realizzati in tecnologia digitale: strumenti in grado di informare e “stupire” il visitatore di oggi con la ricostruzione delle strutture e degli effetti “speciali” degli apparati barocchi.