Risale al 1537 la fondazione del Monte di Pietà di Busseto per volontà dei marchesi fratelli Girolamo, Ermete e Francesco Pallavicino su ispirazione del francescano P. Giovanni Antonio Maiavacca. Nel 1582 papa Gregorio XIII ne confermava canonicamente l’erezione. Scopo originario era quello di combattere la piaga dell’usura attraverso il prestito su pegno.
Nel 1596 gli si affiancava il Monte del Peculio per soccorrere i poveri negli anni di carestia. Le due istituzioni caritative, sempre protette dai Farnese e dai Borbone, furono da Maria Luigia unificate nel 1829 sotto il titolo di Monte di Pietà e Abbondanza.
Tra i fini che via via si erano aggiunti ci furono il soccorso locale all’Ospedale e alla Casa di Riposo, il sussidio della dote alle ragazze povere da marito, le borse di studio ai giovani meritevoli, la gestione della Biblioteca, il mantenimento parziale delle scuole di musica e della cappella musicale della Chiesa Collegiata di San Bartolomeo, nonché, prima dell’Unità, degli insegnanti del ginnasio.
Nella sua vita pluricentenaria il Monte aveva accumulato per lasciti e donazioni un cospicuo numero di proprietà agricole e abitative. Giuseppe Verdi, che aveva beneficiato in gioventù di una borsa di studio triennale per completare la sua formazione a Milano, aveva lasciato in eredità al Monte tre poderi con l’impegno di sussidiare due studenti in agricoltura di Busseto e di Villanova sull’Arda.
Nel 1960 con la fusione con la Cassa di Risparmio di Parma, la sua attività di prestito su pegno veniva a cessare, mentre rimaneva viva l’azione in favore dei bisogni sociali e culturali della cittadina, attraverso una commissione di beneficenza tuttora operante.
Il Palazzo
Nelle sale superiori è conservato quasi intatto l’arredamento originario costituito da pregevoli mobili, quadri, camini, ferri battuti e casseforti; inoltre troviamo l’armadio monumentale (1699) destinato a contenere l’archivio del Monte, la serie dei ritratti ad olio dei duchi di Parma fino all’Unità d’Italia, nonché la vasta tela di Gioacchino Levi (1853) raffigurante la fondazione del Monte e i due affreschi del cremonese Angelo Massarotti (1682) staccati dal portico; tra le suppellettili, notevoli sono gli argenti seicenteschi degli altari gesuitici.