In una delle sale del Palazzo del Monte di Pietà di Busseto è conservato l’armadio monumentale, costruito nel 1699 su disegno del gesuita fidentino Giovan Battista Meyster, che contiene l’archivio del Monte. In esso è conservato l’atto costitutivo e il relativo regolamento strutturato in 29 capitoli; lo stesso documento è conservato anche nell’archivio provinciale dei Francescani presso il Convento di Sant’Antonio di Bologna. Nella primavera del 1537 Padre Giovanni Antonio Maiavacca, francescano di famiglia bussetana, raccogliendo 764 lire, 6 soldi e 2 denari, istituisce il Monte di Pietà; l’autorità civile locale, la famiglia Pallavicino che da secoli detiene la titolarità del feudo, rappresentata da Girolamo, Francesco ed Ermete Pallavicino, sottoscrive il documento il 15 dicembre 1537. Nel corso dei secoli le Costituzioni Pallavicine del 1535 – lo statuto del Monte di Pietà – sono più volte aggiornate per permettere all’opera pia di poter svolgere la sua funzione secondo le esigenze del tempo: in particolare il Monte di Pietà metteva a disposizione il proprio servizio di prestiti a favore della povera gente e contribuiva alle istituzioni benefiche locali come l’Ospedale.
Per i secoli XVII e XVIII, anche la reggenza del Monte rispecchia la concentrazione oligarchica del potere cittadino. I reggenti del Monte diventano l’emanazione della Comunità e i suoi organi, Consiglio Allargato e Consiglio Ristretto, sono formati da cittadini “scelti”; il Monte diviene il luogo dove il potere politico si salda con quello economico.
Dopo la cacciata dei Gesuiti dagli Stati Parmensi nel febbraio del 1768, e la confisca dei loro beni, il ministro Du Tillot comunica ai reggenti del Monte la volontà del Duca di collocare la Biblioteca dei Gesuiti di Busseto e di Fidenza, completa degli arredi, presso i locali del Monte “… per uso pubblico…”. Durante la dominazione napoleonica i Monti vengono spogliati del denaro e dotati di nuovi statuti e i tassi di interesse vengono alzati a dismisura.
Sotto il Governo di Maria Luigia nel 1821 viene steso un nuovo Regolamento, approvato nel 1823 che verrà in seguito sostituito da un successivo con Regio Decreto nel 1875.
Nel 1829 con Ordinanza Sovrana il Monte di Pietà si accresce, incorporando il Monte del Peculio, antica istituzione fondata a Busseto dal Cappuccino p. Girolamo da Bologna e approvata da Ranuccio I Farnese il 1 febbraio 1597, con lo scopo di alleviare la miseria acquistando sul mercato e distribuendo ai più bisognosi granaglie in tempi di carestia: un monte frumentario; dopo questa annessione l’Istituzione prende il nome di Monte di Pietà ed Abbondanza.
Durante il Regno d’Italia il Monte svolge un’intensa attività; la legislazione post-unitaria assimila i Monti e le Casse di Risparmio alle Opere Pie: il Monte partecipa attivamente allo sviluppo agroalimentare della zona. Nel 1926 il nuovo Regolamento approvato, pur mantenendo in vigore le forme di attività contemplate precedentemente, dispone per il compimento di quelle forme di attività assimilabili alle moderne operazioni di Banca, cioè risparmio e credito.
Nel secondo dopoguerra, nel 1960 la Cassa di Risparmio di Parma, per disposizione delle Autorità di Vigilanza sulle Aziende di Credito e del Ministero competente, incorpora il Monte di Busseto e assume la nuova denominazione di Cassa di Risparmio di Parma e Monte di Credito su Pegno di Busseto.