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Collocato nello slargo chiamato piazzale Santafiora dal nome dei primi proprietari, il Palazzo si presenta come uno degli edifici più̀ cospicui e interessanti della città, tanto per la monumentalità̀ e lo splendore dei suoi ambienti, quanto per una complessa e affascinante storia durata oltre cinque secoli. Presumibilmente costruito nell’ultimo trentennio del XV secolo, il complesso passò dagli Sforza di Santa Fiora ai Pallavicino, marchesi di Zibello, intorno al 1688 e per impulso di Alessandro II Pallavicino, fu profondamente ristrutturato e ampliato fino a essere definito al termine dell’età̀ farnesiana uno dei più̀ bei ornamenti della città. La maestosa facciata in laterizio a quattro piani è vivacizzata dal gioco delle finestre di varia foggia e misura, ed è arricchita da eleganti cornici. Dall’imponente portale, le cui mensole sostengono un balcone marmoreo, si accede all’elegante cortile barocco da cui parte lo scalone a tre rampe, con balaustra marmorea, lanterna sommitale e statue in nicchia documentate al veneziano Giuseppe Bernardi; la volta è affrescata da Sebastiano Galeotti (1676-1741) con la Caduta dei Giganti. Le numerose sale che si snodano attorno a un nucleo centrale recano fra le grandi specchiature pregevoli dipinti, fra i quali tele del pittore bolognese Aureliano Milani (1675-1749). Il grande salone è stato affrescato da Sebastiano Galeotti fra il 1714 e il 1718 con ritmi compositivi fastosi, tenui nelle gradazioni di colore. Nella volta, la scena centrale – Minerva consegna il piccolo Amore alle Arti – è di grande effetto illusionistico, con Un Genio che scaccia i Vizi fuori dalla cornice mistilinea in stucco. Negli scudetti sono raffigurate a finto rilievo monocromo Giustizia, Temperanza, Fortezza e Prudenza. Come in una quadreria, su ciascun lato della sala sono appesi due ovali con cornici in stucco, decorati con allegorie rielaborate dalla Iconologia di Cesare Ripa. Nel 2016 l’edificio è stato donato dalla marchesa Gabriella Pallavicino alla Fondazione Cariparma.

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